La particolarità di quel bar è che era enorme ed era diviso da una grossa
tenda.
Dietro quella tenda c’era la nostra prima “palestra di vita”.
Era lì che troneggiava un bellissimo jukebox che ha rappresentato la
colonna sonora della nostra adolescenza.
Erano le prime volte che iniziavamo a uscire e ad allontanarci un po’ di più
da casa, da soli.
Era una soddisfazione poter dire a casa <<io esco!>>
Una novità!
Il Bar Rainbow fu il primo punto di ritrovo di noi adolescenti.
Rigorosamente di pomeriggio!
Quante cento lire in quel jukebox!
Uno dei brani più gettonati di quel periodo era “The Grapevine” di Marvin
Gaye, poi c’era “Imagine” di John Lennon
e “Questo piccolo grande amore” di Claudio Baglioni, tanto per citarne qualcuno.
Lì abbiamo imparato a ballare. Sempre lì i primi lenti, i primi “contatti”
col gentil sesso. I primi sussulti.
Sensazioni ed atmosfere irripetibili.
Non ho memoria di tutto il resto del bar, ricordo solo quel jukebox, la
tenda e quello spazio riservato che ci isolava dal mondo intero e creava un
mondo tutto nostro. Solo nostro.
Era bellissimo.
E così la nostra adolescenza scorreva dolcemente, con semplicità, senza
scossoni, verso l’età più matura.
Quando, qualche anno più tardi, ci ritrovammo a ballare “Gimme some” di “Jimmy
Bo Horne”, il Bar Rainbow era già un lontano ricordo.
Eravamo ormai giovincelli, iniziavamo ad andare in discoteca, a frequentare
le “Radio libere”, stavamo attenti all’abbigliamento e pensavamo solo all’amore
e alla musica.
Uno dei nostri negozi preferiti ad Isernia era “BIBA” di Giancarlo e
Rosanna, in Via Farinacci.
Erano loro che ci consigliavano cosa indossare e come vestire per ogni
occasione.
Jeans, maglie, camicie, giubbotti, a quell’età l’abbigliamento era
fondamentale. Ti identificava. Ti qualificava. L’abito faceva il monaco.
Gino, invece, è stato il mio primo barbiere. Fin da ragazzino. Fin da
quando lavorava a casa, ancor prima di aprire il salone. Tutt’ora in attività
in via XXIV maggio a Isernia.
Ogni benedetto sabato pomeriggio, all’epoca, si andava dal barbiere. Una
volta al mese il taglio e ogni sabato lo shampoo. Avere i capelli a posto era un
must, era d’obbligo!
Ricordo che Gino a volte mi lasciava le chiavi del salone così da
permettermi di poter entrare quando, il primo pomeriggio del sabato, arrivavo
prima di lui, che solitamente arrivava verso le 15:00. Chi è che oggi fa una
cosa del genere?
Che tempi!
Gino era un chiacchierone. Mi piaceva ascoltare i fatti e fatterelli del
passato che raccontava, così come ora mi piace raccontarli.
In sottofondo c’era sempre la stessa musica. Per anni. Sempre la stessa
musicassetta: FRANCO CALIFANO ... tutto il resto è noia!
Nient’altro!
Sembra ieri.
Avevamo tutta la vita davanti.
Si viveva con una sensazione vicina all’immortalità.
Sono passati 45 anni, sempre in cerca di qualcosa, sempre in cerca di risposte,
sempre alla ricerca della felicità!
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