Dietro casa mia a Isernia, dove ora c’è Conad City,
tanto tempo fa, c’era un prato di forma triangolare e un grande ferramenta
(vedi foto – presa dal gruppo Facebook “Come eravamo una volta” di Angelo
Lubrano). Dall’altro lato della strada c’era un magazzino. Tutto di proprietà
dei fratelli Vincenzino e Mario Carfagna.
Il prato fungeva da deposito di mattoni. Ce ne erano
di diversi tipi, tutti perfettamente accatastati ed allineati.
Per noi ragazzini quel prato rappresentava la libertà,
la spensieratezza di quegli anni.
Lì giocavamo a pallone, si organizzava la caccia alle
lucertole, si costruivano le casette di cartone.
Lì si stava sdraiati sull’erba fresca, distesi al
sole. Eravamo felici come se fossimo alle Maldive!
Ogni tanto Vincenzino Carfagna ci sgridata perché
diceva che rompevamo i mattoni.
Effettivamente era così. Quando andavamo a caccia di
lucertole qualche guaio lo combinavamo sempre!
Dal palazzo i nostri genitori (o nonni) si
affacciavano e ci tenevano d’occhio. Quando era pronto il pranzo o la cena, ci
chiamavano a gran voce ma la risposta era sempre la stessa <<noooo ...
possiamo stare un altro po’! ... è presto!>>
Avremmo passato la vita su quel benedetto prato!
Quando torno a Isernia e guardo il Conad, mi viene una
fitta al cuore!
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