Passa ai contenuti principali

NONNO

Corpo dei Vigili Urbani di Isernia - Anno 1959

All'inizio degli anni ’70 vivevo ancora a Isernia con mio nonno. Un vigile urbano d’altri tempi, quando il vigile era un’autorità, rispettato e benvoluto da tutti i cittadini.

 Uomo corretto, comprensivo, altruista, rispettoso, fedele alla sua divisa, molto umano.

Non solo un vigile ma anche un uomo d’altri tempi, non a caso, per tutti, era “Don Antimo”.

 Fumava le “Nazionali senza filtro”, amava la Patria e la famiglia e amava il Natale, in particolare la realizzazione del presepe. Ogni anno, tutti gli anni, finché è stato in vita, la sera del 24 dicembre, a pochi minuti dalla mezzanotte, organizzava la “processione” per la collocazione del bambinello nel presepe. Che meraviglia!

Quanto mi piaceva quell’atmosfera. Si era felici con nulla.

La grande forza e la bellezza nella semplicità di tutte le cose che si facevano.

 Era anche un ottimo “uomo di casa” sapeva fare di tutto, riparava ogni cosa e sapeva cucinare.

Sapeva addirittura risuolare le scarpe. Perché all’epoca le scarpe si risuolavano!

 Ed io ero sempre lì, osservavo, imitavo, apprendevo. Non c’era bisogno di grandi spiegazioni bastava l’esempio.

 Mio nonno era anche un uomo molto forte. Nel mese di settembre faceva il rifornimento di legna che avrebbe alimentato per tutto l’inverno l’enorme stufa che troneggiava in cucina. La legna veniva scaricata sotto casa e lui, da solo, la trasportava un po’ alla volta al primo piano.

 Spesso la sera mi raccontava delle storie. Della guerra, della fame, dei sacrifici veri.

Più ascoltavo quelle storie e più mi rendevo conto di quanto fossi fortunato a vivere invece in quell’epoca di abbondanza, di pace e serenità.

 Ricordo la storia della sua cattura da parte dei soldati tedeschi e della bomba che proprio in quel momento cadde a pochissima distanza. I soldati tedeschi rimasero feriti e lui riuscì a fuggire.

 Lo osservavo con grande attenzione, mi piaceva ascoltare quelle storie, era un po’ il mio Netflix dell’epoca!

 Solo su una cosa non seppe fornirmi delle risposte, quando un giorno gli chiesi, inevitabilmente: <<nonno ma come nascono i bambini?>> ...

 Ci fu una lunga pausa. Si accese la sua nazionale senza filtro, fece un tiro e disse << ... senti questa cosa poi te lo spiega tua madre!>>

 Quando andò in pensione ricordo una bellissima cerimonia. Gli fu conferita la medaglia d’oro per il servizio prestato.

 Morì, purtroppo, dopo pochi anni a causa di una maldestra trasfusione di sangue all’ospedale di Isernia effettuata dopo un intervento chirurgico.

 La sua morte rappresentò per me la fine di un’epoca.

 A volte mi chiedo se quel tipo di insegnamento abbia influito e condizionato in modo positivo la mia vita perché, crescendo, purtroppo, scopri che non tutti sono così, non tutti sono rispettosi delle regole e del prossimo.

 Viviamo in una giungla dove regna la legge del più forte. Arbitrio, arroganza, illegalità, ingiustizia, prepotenza, tracotanza, violenza, e spesso ignoranza, la fanno da padrone mentre tu stai ancora lì a sperare nella giustizia e nel rispetto delle regole, a credere che quella che ti ha indicato tuo nonno sia la strada giusta. Poi ti rendi anche conto di aver indicato la stesa strada a tuo figlio insegandogli il rispetto delle regole e del prossimo e continui ancora a chiederti <<ma avrò fatto bene?>>.

 

P.S. nella foto del 1959 il corpo dei Vigili Urbani di Isernia. Il terzo da sinistra era mio nonno Antimo Matticoli.


Commenti

Post popolari in questo blog

IL PALAZZO BARONALE DI FROSOLONE: PALAZZO ZAMPINI

D isinteressatamente oggi pubblico un post che riguarda il Palazzo Baronale di Frosolone ubicato all’inizio del centro storico del paese: Palazzo Zampini. Il palazzo è ubicato, più precisamente, nel posto dove durante la dominazione longobarda fu edificato l’antico castello del 1300. Il castello di Frosolone nel 1305 divenne sede di un Tribunale dell'Inquisizione. Nelle sue stanze, infatti, Fra’ Tommaso di Aversa, fanatico inquisitore appartenente all'ordine dei Domenicani, noto anche per aver negato l’autenticità delle stimmate di San Francesco, giudicò colpevoli di eresia un gruppo di 42 monaci minoriti facendoli arrestare unitamente ad una ventina di paesani accusati di averli sfamati e protetti. La vita del castello medievale, inteso come struttura insediativa, che diede ospitalità ai diversi feudatari, si interruppe prima del 1500, per dare posto all’attuale palazzo baronale. L’ingresso principale parte da un portale con arco a tutto sesto in pietra a cui si arriva

L’ANTICO COSTUME DELLE DONNE FROSOLONESI

Il costume tradizionale-storico delle donne frosolonesi è uno dei più belli, originali e colorati tra i costumi delle donne molisane. Gli elementi che lo compongono sono: -           il copricapo (o mappa) di lana nera con all’interno un tessuto bianco; -           lo spillone filigranato in oro che serviva a fissare la mappa sulla testa; -           la camicia con pizzi e merletti e maniche larghe con le soprammaniche di lana con ampio risvolto sui polsi finemente rifinito con nastri dorati e argentati e all’altezza delle spalle vi erano dei laccetti che andavano legati al corpetto; -           il corpetto di tessuto damascato e velluto, ricco di decorazioni, molto stretto in vita, aveva agli angoli superiori due applicazioni di nastro dorato o giallo a forma di fiore con un bottone dorato al centro, il cosiddetto “rosone”; -           la gonna di lana color bordeaux a pieghe, molto larga e lunga fino ai piedi; -           il grembiule di lana, tessuta a mano, ornato tut

OCCHIO, MALOCCHIO, PREZZEMOLO E FINOCCHIO!

  D a diverse letture e ricerche si può dedurre che il frosolonese sia un popolo molto religioso però, stranamente, anche molto superstizioso. Molto spesso, in alcuni atteggiamenti, è difficile distinguere dove finisca la vera fede ed inizi la superstizione. È un continuo intrecciarsi tra fede e superstizione. È noto che la vita dell’uomo, in particolare la vita agricola, dalla nascita fino alla morte, sia stata sempre caratterizzata da riti propiziatori, quasi magici, accompagnata dal potere di invocare le forze del bene e allontanare quelle malefiche. Fino al secolo scorso se un bambino mangiava poco, cresceva male ed era sempre malaticcio, si pensava subito che fosse colpito dal malocchio o, peggio ancora, si pensava fosse preso, durante il sonno, dalle streghe. E allora si ricorreva dal “magaro”   che avviava una serie di riti magici per debellare il malocchio oppure dal parroco del paese il quale confezionava un piccolo sacchetto di forma quadrata contenente una piccola imma