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IPOCRISIA DA SOPRAVVIVENZA ... e altro ancora!


Dai su, diciamoci la verità a quanti di noi capita di dover fare buon viso a cattivo gioco.

Quanti di noi sono “costretti” (si fa per dire) a vestire i panni del perbenismo a favore e a vantaggio del “quieto vivere”.

Ma sì dai, diciamo a tutti quello che vogliono sentirsi dire, tanto cosa ci costa!

Mentiamo a noi stessi pur di mantenere stupidi equilibri che, alla fine, servono solo a recitare una parte legata alla nostra maschera di ipocrisia. Ipocrisia da sopravvivenza.

Sì, mentiamo per vivere meglio ed in maniera più integrata in questo tipo di società.

Fingiamo spesso e volentieri, per omologazione, per stupidità o per convenienza, in uno scenario popolato da falsi e mediocri attori.

Penso però che, in fondo al nostro animo, ci piacerebbe tanto poter dire quello che pensiamo realmente, ma non la facciamo quasi mai perché non si può! Alcuni ci riescono. Solitamente sono quelli che risultano poco simpatici e che vengono tenuti a debita distanza. A volte sono considerati anche dei fuori di testa!

E così andiamo avanti, diamo esempi sbagliati ai nostri figli, gli spieghiamo che la vita è complicata e che a volte, purtroppo, bisogna adeguarsi e vestire i panni di attore esperto di finzione. Fingere per sopravvivere!

E via così.

Via con la prossima cena di Natale dove tutti si abbracciano e si vogliono bene e poi il giorno dopo giù a parlar male dell’uno e dell’altro, a spettegolare.

Via a elargire complimenti di qua e di là, ma appena girate le spalle criticare tutto e tutti!

Prima <<Ma che belle scarpe che hai, dove le hai comprate?>>

Dopo <<ma hai visto come le stavano male, secondo me le ha prese al mercato!>>

Prima: Ecco che arriva la mia cara amica col nuovo fidanzato <<ma che bella coppia, che bel ragazzo>>

Dopo: <<Mamma mia che cesso, ma dove lo ha trovato?>>

E’ anche vero però che per educazione non si può dire ad un’amica che il suo nuovo fidanzato è un cesso. L’ipocrisia, quindi, è indispensabile per la sopravvivenza, solo che va usata con moderazione, è come la nutella!

Immaginate se all’improvviso, al posto del Covid, si diffondesse un virus speciale che costringesse tutti a dire quello che si pensa veramente.

Sarebbe una “divertente” catastrofe. Intere famiglie rovinate!

Si rimarrebbe isolati insieme ai pochi familiari sinceri (almeno si spera!) e quei due o tre amici (se si è fortunati!). Quei rarissimi, fedelissimi che si vedono solo nei film e che, a volte, esistono anche nella vita reale.

E Voi, ... voi siete sempre sinceri?

Ma sì dai, credo di sì ... ipocrita .... fino alla fine!


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Del periodo della radio ho già parlato in precedenti post ma mi piace ricordare alcuni aneddoti che meritano di essere raccontati.

A fine anni ’70 la radio, a Isernia, per la precisione Radio Isernia Uno, era frequentata da tantissimi giovani, oggi tutti cinquantenni o sessantenni.

Tra questi “Yankee Dog”.

Volete sapere chi è? Bè se siete di Isernia è facile perché è il proprietario del noto Pub Mr. Magoo, il suo nome è Giulio Pirone.

Un tipo calmo e simpatico ma se si incazzava erano dolori. Una volta lo vidi arrivare con una mazza da baseball che voleva tritare tutto. Non ho mai saputo o capito cosa fosse successo. Forse fu Francesco De Vincenzi a riuscire nell’impresa di calmarlo. Che personaggio!

Vestiva come Cowboy e aveva i suoi dischi personali. Guai a chi li toccava.

Poi c’era lui, il grande T.O.N.Y il principe della radiofonia isernina.

Non era male, forse solo un po’ troppo convinto ...!

Un po’ di anni fa, mi dicono, pare abbia organizzato una festa con tutti gli ex della radio, peccato si sia dimenticato di qualcuno!!

Fortunatamente alla nostra età si hanno le spalle larghe e si è abituati a delusioni e amarezze che la vita ci sbatte in faccia di frequente.

Anche sull’amicizia mi pare di aver già scritto abbastanza, in post precedenti, per cui non andrei oltre.

Un altro, che non nominerò, a cui mi sentivo molto legato, dopo la nascita di mia figlia, visto il tipo di rapporto di amicizia che ci legava, gli concessi l’onore di battezzarla.

Ad una settimana dal battesimo mi telefonò dicendo che aveva problemi ad essere presente perché aveva litigato con la fidanzata! .... Cose da pazzi!

Dovemmo all’ultimo momento trovare un “vero” amico a cui far battezzare mia figlia.

Per non parlare di una altro che mia figlia la cresimò.

Dopo molteplici inviti a pranzo o a cena è sparito dalla nostra vita.

Mai un contatto, mai una telefonata.

No so, a ma voi succedono queste cose o siamo sfigati noi con le amicizie?

Dopo trent’anni di delusioni di questo tipo abbiamo dovuto iniziare a selezionare le amicizie e le conoscenze. Gli inviti a cena sono scesi drasticamente e pare sia meglio così.

Comunque nella vita se fai delle cose, e le fai col cuore, non aspettarti mai nulla in cambio. Nemmeno la riconoscenza!

Ma, tornando alla radio, come non parlare di Paoletto Caroselli, detto “Linus DJ”. L’uomo più preciso e puntuale del mondo. Di una precisione maniacale quando preparava la sua trasmissione “Sweet melody” che andava in onda di sera. Lo so bene visto che mi prestavo al ruolo di suo personale regista!

Che tempi straordinari quelli della radio!

Eravamo così fessi, sì fessi, nel senso buono del termine.

Semplici, trasparenti, ottimisti. Credevamo nell’amicizia, nell’amore e nel futuro.

Un po’ di benzina nella macchina, lo stereo acceso ed il mondo era il nostro.

Frequentavamo la radio e la discoteca. Facevamo le scampagnate e organizzavamo i veglioni.

Oggi frequentiamo gli urologi, i farmacisti, navighiamo in Internet e non crediamo più a nessuno!

 

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All’inizio degli anni ’90, nella fase in cui alcuni della mia generazione cambiavano stile di vita, passando dai pub, radio e discoteche ai meno divertenti pannolini da cambiare, pappine da preparare e passeggini da caricare in auto, in quel preciso periodo, uccisero anche l’uomo ragno.

Una metafora di come la gioventù iniziasse a scontrarsi con le problematiche della vita.

 “Hanno ucciso l’uomo ragno, chi sia stato non si sa, forse quelli della mala, forse la pubblicità"

Max Pezzali aveva indovinato la perfetta metafora, adatta proprio a rappresentare quel periodo di transizione quando dai sogni, dalla spensieratezza, dall'altruismo, dalla fantasia si passava nell’era adulta degli interessi personali, del business, dei sogni infranti, del consumismo sfrenato, dei poteri economici e della pubblicità.

Fortunatamente però, sempre in quel periodo, un giovanissimo Lorenzo Cherubini, detto Jovanotti, cantava “Ragazzo fortunato” che rappresentava il mio stato d’animo quando prendevo in braccio mia figlia.

Sensazione unica e straordinaria. L’avrei tenuta in eterno con la speranza che non crescesse mai.

Sapevo bene però che quella sensazione sarebbe durata poco. Troppo poco!

Il tempo è implacabile, ti lascia assaporare dei momenti di assoluta felicità per poi passare velocissimo come un treno giapponese! E tu rimani lì con i ricordi e con la speranza che quell’attimo possa ripetersi ancora e ancora. Ma sai che tutto questo potrà accadere solo nei sogni.

 Sono trascorsi quasi trent’anni da quando vivevo la gioia della paternità con una figlia piccola, quando la fotografavo e la filmavo in continuazione.

Tant’è che in alcuni video, gelosamente conservati, si sente benissimo la piccolina dire <<papà ma è finita la batteria?>>  ... riferendosi chiaramente alla batteria delle telecamera!

Poverina, l’avevo sfinita, peggio di uno stalker.

A volte era motivo di litigio con mia moglie che mi accusava di stare sempre con la telecamera in mano, ero una specie di incubo, per tutti!

 Il vantaggio però è che ora ho una documentazione video-fotografica niente male! Tutto documentato e archiviato.

 Lo so, vi starete chiedendo cosa farò con un futuro probabile nipotino o nipotina. Eh, ve lo lascio solo immaginare!

  ... <<Cose che voi umani non potreste immaginarvi  .....  e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È sarà tempo di ... amare!>>

 

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Altri “Frammenti di memoria” degli inizi anni ’70.

 Noi del ’60 arrivammo ai 14 anni praticamente traumatizzati a causa dell’uscita al cinema, nel 1973, del film L’ESORCISTA, uno degli horror più spaventosi mai realizzati, con Linda Blair nella parte della bambina posseduta.

 Se non andavi con gli amici a vederlo eri considerato un fifone o, come si dice oggi, uno sfigato.

Fui “costretto” quindi ad andare.

Ricordo che dall’uscita del cinema fino a casa mia mi guardai indietro diverse volte.

La paura mi rimase addosso fino ai vent’anni credo, o forse più!

 Fortunatamente c’era la musica a darmi conforto. C’erano i Pink Floyd.

Era l’anno dell’uscita di “The Dark Side of the Moon” e quello era l’antidoto giusto per tutti i mali!

 È incredibile come la musica sia stata un elemento fondamentale di supporto alla nostra crescita ed elemento di conforto nei momenti più complicati e difficili.

 Lo è stata e lo sarà.  Non a caso per ogni tipo di evento c’è sempre la musica adatta.

Molti dei nostri ricordi sono legati proprio ad un determinato brano musicale. Quante volte ci capita di ascoltare una vecchia canzone ed immediatamente ci torna alla mente un particolare momento, una particolare persona o un particolare evento. I ricordi diventano subito più chiari e vividi e riusciamo quasi a riviverlo quel determinato momento.

 Tutta la nostra vita è scandita da brani musicali che rimarranno indelebili nella nostra mente.

Spandau Ballet, Bryan Ferry dei Roxy Music, Prefab Sprout, Style Council, sono alcuni dei gruppi che ascoltavamo fino allo sfinimento.

Per non parlare degli ABBA, famoso gruppo pop svedese.

Sapete che ABBA non è altro che l’insieme delle iniziali loro nomi? (Agnetha, Benny, Björn e Anni-Frid).

Ascoltavamo anche musica italiana: Dalla, Venditti, De Gregori, ma per la verità eravamo un po' esterofili!

Siamo partiti con il vinile, poi le musicassette, poi sono arrivati i CD e poi gli MP3 fino ad arrivare a YOUTUBE e SPOTIFY, ma vi assicuro che la sensazione di alzare un braccio con una puntina ed adagiarla su un vinile 33 giri è un rito insostituibile, una emozione impareggiabile ed anche un suono inimitabile.

Spotify non potrà mai regalare le emozioni che solo un LP riesce a dare. Un vinile lo tocchi, lo annusi, lo pulisci, lo riponi con cura e ti senti appagato.

Ci sono cose che nessun progresso, nessuna tecnologia riuscirà mai a sostituire ed un impianto HIFI vecchia maniera, magari con giradischi Thorens, amplificatore Marantz con casse Bose, sarà sempre un fedele compagno di viaggio sempre pronto ad alleviare i momenti più delicati e difficili che la vita molto spesso ci prospetta.


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Ho scoperto, sarà l’età, di essere diventato un po’ più intollerante.

Non so se è normale.

Fino a qualche anno fa alcuni atteggiamenti, modi di fare, modi di dire, mi scivolavano addosso, li ignoravo. Oggi non riesco più a gestirli. Mi danno noia, come dicono in toscana.

I peggiori sono i maleducati e i bulli, insieme ai falsi e ai traditori, naturalmente.

Vorrei fulminarli, sono le peggiori tipologie di persone.

Questi soggetti solitamente hanno qualcosa di irrisolto nella propria vita e, quotidianamente, sono alla ricerca di qualcuno su cui sfogare la propria frustrazione. Sono sempre in cerca della vittima sacrificale.

Il problema è che li troviamo dappertutto, al ristorante, in treno, sull’autobus e in fila alle poste. Sono lì apposta per noi, per complicarci la vita.

Se poi abbiamo la sfortuna di incrociarli in automobile è la fine! Lì danno il meglio del loro repertorio.

Il bullo/maleducato lo si può riconoscere già da come parcheggia. Impossibile sbagliare.

L’altro giorno, mentre rientravo a casa, avevo di fronte una Citroen che procedeva nella mia stessa direzione con a bordo quattro persone. Ad un certo punto ho visto sporgere un braccio dal finestrino e lanciare una bottiglietta di plastica vuota che per poco non ha colpito il mio parabrezza.

Ma non è finita lì. Dopo nemmeno un chilometro stessa scena, fuori un’altra bottiglia che finisce nella cunetta erbosa in zona S. Anna!

Ed è lì che ho desiderato avere un porto d’armi e un bazooka!

Poi pensi però che potrebbero essere dei violenti, gente senza scrupoli e potresti rovinarti la vita reagendo e così questi personaggi continuano a pascolare indisturbati.

I carabinieri invece li trovi solo per farti le multe se temporaneamente ti sei fermato sotto casa un po’ fuori posto perché non trovi parcheggio e non puoi nemmeno scaricare la spesa dall’auto.

Eh sì il famoso “buon senso” resta un’utopia!

Altra categoria di insopportabili sono i giornalisti dei talk politici o politicizzati. Quelli che pongono domande e poi ti non ti fanno rispondere, ti interrompono continuamente e, a volte, anche in modo sgarbato. Sono odiosi. Ormai sono quasi tutti così!

Vogliamo parlare, poi, di alcuni dipendenti pubblici?

Di quelli che trovi ai vari sportelli degli uffici aperti al pubblico, quelli che ti trattano come pezze da piedi, quei maleducati, frustrati, disadattati che ogni giorno stanno lì ad aspettarti per rovinarti la giornata. Quelli che non ridono mai e sono sempre incazzati!

Eh, lo so, non sopporto più nessuno!

Sono ancora alla ricerca della felicità. Quella assoluta che tutti rincorrono. Continuo ad illudermi di poter viver in una società fatta di persone “normali”, persone gentili ed educate che cercano di fare bene il proprio lavoro nel rispetto delle regole e nel rispetto degli altri. Persone dotate soprattutto di buon senso, dote ormai in via di estinzione!

Così come si è estinta la mia pazienza!

Ma voi li sopportate:

-     quelli che se gli racconti di un proprio problema ti interrompono e parlano per mezz’ora del loro;
-         quelli che parlano male di qualcuno e il giorno dopo ce li vedi a braccetto;
-         quelli che parlano, parlano, parlano sempre e non ascoltano;
-         quelli che ti devono sempre spiegare qualcosa;
-          quelli che ti incontrano dopo un po’ di tempo e la prima cosa che ti dicono “ma sei ingrassato!?”
-          quelli che hanno una faccia davanti e dietro un’altra;
-          quelli che dicono una cosa e ne fanno un’altra;
-          quelli che ostentano;
-          quelli che al ristorante fanno chiasso come se fossero a casa propria;
-          quelli che hanno i figli piccoli pestiferi e maleducati, che ti distruggono casa, che se li rimproveri loro ti dicono <<ma non ti piacciono i bambini?>> ;
-          quelli che in luogo pubblico parlano a telefono a voce alta per ore;
-          quelli che non si lavano;
-          quelli che vanno sempre a messa e poi si comportano in modo pessimo con le persone;
-          quelli che parcheggiano occupando due posti;
-          quelli che in autostrada camminano solo sulla corsia centrale anche se hanno la corsia di destra libera.
Ecco, questi io non li sopporto, e, per finire, non sopporto nemmeno i buonisti e quelli che leggono, leggono, rileggono e non mettono mai un “mi piace”! ... ma qual è il vostro problema?

  

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Che invidia mi fanno quelli che riescono a perdonare tutto e tutti. Devono essere proprio delle persone speciali.

Le invidio perché io, nonostante gli sforzi, non riesco proprio a dimenticare i tradimenti, le parole, i fatti.

Mi è capitato, alcune volte, di rimproverare mia figlia per aver chiuso troppo velocemente i rapporti con delle sue amiche per fatti che, chiaramente, ignoro, poi però mi rendo conto che la genetica non è acqua!

Non so se questo atteggiamento può essere definito come “brutto carattere” ma sicuramente è una reazione proporzionata all’importanza che si dà a questo straordinario sentimento che è l’amicizia che non è né razionale e né controllabile ma è spontaneo, sfugge alla ragione.

Un sentimento basato sul rispetto, sulla sincerità, sulla fiducia, sulla stima e la disponibilità reciproca, sentimenti che dovrebbero essere “scontati” soprattutto tra familiari ma che, a volte, purtroppo, vengono traditi anche in quell’ambito.

E allora si inizia a perdere la fiducia verso gli altri, si inizia ad essere un po’ più freddi, diffidenti e scostanti. Una forma di autodifesa.

Col passare degli anni le cose non migliorano, anzi!

Si va avanti, disincantati, ma con quel pizzico di ottimismo che non deve mai mancare per poter sopravvivere alle delusioni della vita e ci si stringe, ancora più forte, a quelle pochissime, rare e indispensabili persone che fortunatamente fanno parte della tua vita e che puoi contare sulle dita di una mano.

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È partito il countdown. Tra 96 giorni è Natale.

Ma che Natale sarà quest’anno?

Ormai viviamo alla giornata aspettando notizie rassicuranti riguardo la fine di quest’incubo mondiale che è andato ad aggiungersi ai tanti altri problemi che già avevamo.

Un incubo che ancora non si capisce quando finirà.

Di sicuro avrei evitato le vacanze all’estero, almeno per quest’anno, le avrei proprio vietate!

Molti dei vacanzieri, al loro rientro, sono risultati positivi e hanno riacceso focolai di contagi un po’ dappertutto, fortunatamente subito isolati.

Così non va bene però! Molti di noi a stento escono di casa e questi vanno in vacanza all’estero come se niente fosse per vanificare, poi, i sacrifici di chi, in maniera responsabile, è rimasto in casa.

Poi ci sono i deficienti, quelli che dicono che il Covid non esiste e che sia una invenzione di non so chi.

Questi appartengono alla categoria dei “negazionisti” della quale fanno parte anche i “terrapiattisti” ossia quelli che sostengono che la Terra sia piatta.

Insomma siamo veramente un popolo di matti, ma, per fortuna, come dicevo, tra 96 giorni è Natale e, si sa, il Natale, per chi ci crede, porta con sé sempre un po’ di magia e mai come quest’anno di “magia” ne abbiamo davvero bisogno.

Possa, dunque, il prossimo Natale illuminare, prima di tutto, le menti di ricercatori e scienziati, possibilmente italiani, affinché trovino presto una soluzione, un vaccino per questa pandemia e trovino anche un farmaco capace di far rinsavire tutti quelli parlano a vanvera, ma questo credo sia un tantino più complicato!

Dunque che Natale sarà?

Sarà un Natale speciale, un Natale di speranza, di pace, di riflessione e di grandi aspettative dove tutti dovranno recitare la propria parte all’insegna della ripartenza.

Meno attenzione allo shopping e alle corse ai regali e maggior interesse al lato spirituale riavvicinandoci ai temi più profondi che riguardano l’anima e l’essenza dell’uomo cercando di far rivivere dentro di noi il reale significato del Natale di cui oggi c’è più che mai bisogno.

 

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Ma siamo sicuri che tutti abbiano capito quanto sia importante, oggigiorno, per un giovane studente, interessarsi di informatica e, in generale, di Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione?

Io non ci giurerei!

 Si presuppone che genitori, insegnanti e dirigenti scolastici abbiano capito che nel futuro di ogni singolo studente ci sia un computer, e che, soprattutto, si adoperino affinché sia garantito loro un minimo di formazione a riguardo.

Forse sì, abbiamo dato per scontato che tutti abbiano compreso quanto sia importante per un giovane studente avere competenze informatiche e dimestichezza con la lingua inglese.

Abbiamo dato anche per scontato l’assunto che i giovani di oggi siano “nativi digitali” e che, quindi, nascano “già imparati”. Niente di più falso e sbagliato.

Il fatto che questi ragazzi passino ore e ore con uno smartphone in mano non significa proprio nulla e, soprattutto, non significa che abbiano delle competenze utili per il loro futuro. Utilizzare delle banali applicazioni non può certo essere paragonato all'utilizzo di programmi di produttività, gestione di sistemi operativi e utility per la sicurezza informatica.

Mettiamocelo bene in testa, la scuola italiana ha bisogno di un serio insegnamento dell’informatica fin dalle elementari.

Chi mi conosce sa quanto mi sia speso in questa direzione, fin dagli inizi degli anni ’90, in particolare nel paese in cui vivo da oltre trent’anni in cui ho insegnato Informatica nel glorioso, scomparso e compianto, Liceo classico e in tanti altri corsi di alfabetizzazione informatica per giovani e per adulti in diversi Enti di formazione e nelle aziende.

Ma, ad oggi, purtroppo, registro, con sommo dispiacere, che nel piano di offerta formativa della scuola media di Frosolone non c’è nemmeno l’ombra di un’ora settimanale di informatica e tutto questo nell'assoluta indifferenza da parte di tutti!

E non venite a dirmi che non ci sono soldi, perché già lo so, la risposta è sempre la stessa, ma i soldi si trovano per tutto, basta volerlo, così come per le gite scolastiche e cose del genere. Vi assicuro che non è un discorso interessato, perché sarebbe troppo facile, per qualcuno, arrivare a facili e sterili conclusioni, già vi conosco!

Per cui, viva la musica, viva le gite scolastiche e tutte le iniziative che vi pare, ma viva anche lo studio serio delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, viva l’insegnamento della “educazione civica informatica” che un domani tornerà utile e sarà indispensabile, per proseguire un corso di studi universitario o per lavorare, dove solitamente vengono richieste competenze di questo tipo e non un assolo di violino!

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