Nell'estate del 1988 iniziai a frequentare Frosolone, a conoscerne la gente, gli angoli, i profumi, il clima, il cibo, le atmosfere e la montagna, la bellissima montagna di Colle dell’Orso.
Il paese per molti aspetti non si
discostava molto dalla mia amata città di origine, Isernia.
Certo non c’era una stazione dei
treni e non c’era lo “struscio” di Corso Garibaldi e nemmeno tanti negozi, ma
per il resto la cordialità, la simpatia, il senso di ospitalità della gente
bastavano a supplire a tutto questo.
Tutto era incredibilmente
meraviglioso.
Casa di mia moglie era un porto
di mare dove chiunque poteva passare a ristorarsi a rinfrancarsi dai problemi
quotidiani. Avevo la sensazione di vivere in un film. Un film d’autore.
Mia suocera era la regina della
casa. La disponibilità fatta persona!
Donna d’altri tempi di quelle che
non esistono più! Saggia, forte, coraggiosa, intelligente, gentile, perbene!
L’unica donna al mondo a cui non
ho mai sentito dire di “no”!
Sempre e solo “sì”, sempre e solo
massima disponibilità.
C’era un via vai infinito di
gente in quella casa, anzi in quel palazzo. Dal mattino presto alla sera tardi.
Passavano tutti, dal
professionista al netturbino e lei trattava chiunque allo stesso modo, con la
stessa cordialità, gentilezza e grande senso di ospitalità.
Faceva tanti di qui caffè al
giorno che nemmeno un bar poteva tenerle testa.
Persone, personaggi e clienti
dello studio notarile del marito si alternavano come in una rappresentazione
teatrale ed era uno spettacolo sedersi in un angolo e stare lì a guardare e ad
ascoltare.
Una casa dove era impossibile
annoiarsi.
Dal caffè si passava ai
liquorini, al nocino e poi ai manicaretti vari, tutti rigorosamente fatti in
casa.
I profumi di quella casa non è
possibile raccontarli.
Per non parlare del periodo di
Pasqua e del periodo natalizio!
Che atmosfera, che profumi, che
sensazione meravigliosa di positività di voglia di vivere, di abbondanza, di
eleganza, di stile.
Mi capita spesso di ricordarla
seduta accanto al camino appoggiata ad un piccolo tavolo di marmo e tra le dita
l’adorata multifilter, l’unico vizio che si concedeva nei momenti di pausa, tra
una faccenda e l’altra.
La ricordo scalza, d’inverno,
uscire nel giardino, nella neve. Una immagine poetica, inimitabile, di una
eleganza innata.
Sì, nell’estate del 1988, mi ero
avviato verso un viaggio meraviglioso e avventuroso che ebbe un brusco
rallentamento quando lei all’improvviso si ammalò.
In quel preciso momento tutto
cambiò.
I colori della casa iniziarono a
perdere la vivacità, la brillantezza.
Dopo pochi anni ci lasciò.
I colori della casa si tinsero di
un triste bianco e nero.
Sono passati 25 anni e quei
colori, nonostante gli sforzi, non sono mai più riapparsi.
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