Tra i miei sogni più ricorrenti c’è sicuramente il periodo del servizio militare.
Sogno spesso di trovarmi, di nuovo, a che fare con i turni
di guardia, con le armi, con la mensa scadente, con persone scontrose e la
voglia di tornare a casa.
Siamo nel 1980. Ottobre 1980, per la precisione.
Non credo di sognare quel periodo perché l’abbia vissuto
come un incubo o una fase particolarmente sconvolgente. Anzi!
Il primo periodo forse un po’, quello che riguardò la “fase
sarda”. Un mese e mezzo a Cagliari, a marciare, sudare e soffrire per la
lontananza e la mancanza di affetti.
Ma il secondo periodo di certo no.
Forse ne ho già parlato in un precedente post ma quello fu davvero
il periodo più bello, interessante, formativo e avvincente, della mia vita.
La caserma, o meglio, l’aero-campo, si trovava nei pressi di
Bracciano, vicino Roma.
Era un Reparto Riparazione Aviazione dell’Esercito. C’erano
gli elicotteri che in quel periodo erano impegnati in Libano.
Ricordo la mia prima volta a Bracciano. Arrivai con la mia
macchina. La mia mitica Fiat 125 special di color giallo paglierino.
Appena arrivato lo vidi. Il castello Odescalchi si mostrava in tutta la
sua maestosità, affacciato sull’incantevole lago, come una spilla di diamanti appuntata
sul décolleté di una giovane e seducente fanciulla.
Bastò quella immagine a farmi capire che una nuova straordinaria
fase della mia vita stava per iniziare.
E così fu.
Da lì in poi fu un susseguirsi di cose meravigliose.
La mia permanenza in quella caserma fu una incredibile,
meravigliosa, unica e irripetibile avventura, fino al giorno del congedo.
Fui combattuto se lasciare o meno quel posto, quella divisa,
a cui ero molto affezionato e il mio basco blu. Mi dispiaceva lasciare il mio capitano,
che per me fu un secondo padre.
Fu proprio lui ad insistere affinché rimanessi. Mi disse che
avrebbe fatto di tutto per aiutarmi nella eventuale carriera militare, ma,
purtroppo, decisi di congedarmi e tornare alla realtà isernina.
Sì, a vent’anni, ero un vero deficiente!
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