Il “Frammento di memoria” di oggi mi riporta a metà degli anni ’80.
Maggio 1985. Da appassionati di Formula 1, io
e i miei fedelissimi amici di quel periodo: Walter, Alfredo e Tony, dopo
tantissime domeniche passate davanti alla Tv a seguire le gare dei bolidi di
F1, decidemmo che era arrivata l’ora di andare a vivere l’emozione del Gran
Premio dal vivo.
Il 5 maggio dell’85 c’era il Gran Premio di
San Marino a Imola.
Con la scusa che solo io avevo la macchina nuova decidemmo di partire, quindi, con la mia “fantastica” Uno DS, di colore bianco, comprata da poco.
Cinque ore e mezza di viaggio per realizzare
un altro sogno: vedere dal vivo macchine, piloti e tutto quello che c’è intorno
a quel carrozzone sbalorditivo che è Formula Uno.
Arrivammo in un battibaleno. Quando la
compagnia è piacevole i viaggi sembrano brevissimi.
Alfredo non era un gran chiacchierone ma tra
Walter e Tony non ci si annoiava di certo, due “cazzari” da premio Nobel.
Il giorno prima aveva piovuto per cui ci
aspettava una collinetta infangata a ridosso delle curve alle “Acque minerali”
tra la Piratella e la Variante alta, per cui l’abbigliamento era adeguato allo
scopo.
In auto lasciammo gli abiti per il ricambio.
Le tribune non erano ancora alla nostra portata, ma a quell’età non era certo
un problema.
Arrivammo ad uno degli ingressi dell’autodromo
e iniziammo a camminare per raggiungere il posto a noi assegnato. La
fanghiglia, come previsto, c’era.
Fu allora che Walter pronunciò la famosa frase
che lo marchiò a vita: <<ragazzi fate attenzione che c’è molta
“fanchigia”!>> Alfredo scoppiò a ridere, quasi da sentirsi male. Ridemmo
ancora per un’ora!
La “fanchigia” divenne un must!
Tant’è che ancora oggi, ogni volta che in TV
c’è il GP di San Marino, ripensiamo alla “fanchigia” e a quei giorni
indimenticabili e spensierati, quando tutto ci sembrava fantastico. Quando ci
sentivamo immortali e invincibili e guardavamo al futuro con immenso ottimismo.
Era il periodo di Michele Alboreto alla
Ferrari, peccato che proprio in quel Gran Premio dovette uscire per problemi
elettrici, e del grandissimo e indimenticabile Ayrton Senna con la
Lotus-Renault.
Ricordo ancora l’emozione della prima auto che
ci passo come un fulmine proprio a pochi metri di distanza. Un’emozione
indescrivibile, il rumore di quel motore era ben diverso da come finora lo
avevamo sentito in TV.
Brividi, eccitazione, gioia, un misto di
emozioni che ricordo ancora.
Avevamo dei teli di plastica per poterci
sedere a terra, sulla “fanchigia” e l’erbetta umida!
Stavamo vivendo il nostro primo Gran Premio di
Formula 1.
Le macchine sfrecciavano velocissime e
frenavano bruscamente proprio davanti a noi alle curve della “Acque Minerali”
dove c’era un zig e zag pericolosissimo.
Da quella posizione si vedevano perfettamente i freni a disco incandescenti,
rosso fuoco. Che emozioni!
Vinse un italiano: Elio De Angelis, su
Lotus-Renault. Morì, purtroppo, l’anno
successivo sul circuito de Le Castellet, in Francia, a causa di un alettone che
si ruppe durante le prove. Destino crudele.
Terminata la gara tornammo alla nostra auto
per darci una sistemata e cambiarci perfino le scarpe, completamente infangate.
Tappa successiva, come da programma, la “Baia
Imperiale”, una famosissima discoteca dell’epoca a Gabicce a mare. Ma credo
esista ancora.
Forse la stanchezza, forse le troppe emozioni
ma da quel momento in poi non ho ricordi lucidi. Ricordo cose a tratti.
Da quel momento in poi non riesco a ricordare
i dettagli, eppure né bevevo, né fumavo. Non a caso facevano guidare sempre me
quando andavamo in giro!
Ricordo l’arrivo alla discoteca però. Quelli
con le Mercedes e le Porsche li facevano entrare dall’ingresso principale, a noi
con la Fiat Uno ci schifarono. Ci fecero segno di andare in là, verso
l’ingresso secondario. Purtroppo è stato e sarà sempre così!
Comunque entrammo. L’ingresso
era sontuoso.
C’era una scala enorme e, in cima, troneggiavano sei maestose colonne romane
con, alle spalle, un’enorme scritta “Baia Imperiale” sovrastata da un’aquila.
Sembrava di stare sul set di un film.
L’interno era un inferno. Mai visto una
discoteca così grande. Una bolgia infernale nella quale ci si poteva perdere. Al
posto di ballare, esploravo. Mi sentivo un po’ come Alberto Angela che fa un
giro in un luogo interessante per poi poterlo raccontare agli altri.
Eh sì eravamo un po’ fessi noi del ’60, almeno
buona parte. Un po’ ingenui ma genuini!
Uscimmo alle 5 del mattino con una fame
irraccontabile.
Trovammo aperto una specie di bar/tavola
calda. Ordinammo tortellini con la panna! Mi sembrò il piatto più buono del
mondo. L’unica volta nella mia vita che ho mangiato tortellini alla panna alle
5 di mattino.
Rientrammo in albergo alle 6. Dormimmo tre
ore, poi ripartimmo per Isernia carichi di meraviglia e di un sogno da
raccontare.
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