Nella località che prende il nome dal santo stesso, sulla montagna di Frosolone, prima di arrivare a Colle dell’Orso, sorge l’Eremo di S. Egidio.
Non a caso Sant’Egidio è anche il patrono del
paese come si evince da una delibera comunale, datata 16 febbraio 1707, con la
quale il Comune eleggeva Sant’Egidio patrono protettore di Frosolone.
Questa chiesetta è antichissima, anche se non
se ne conosce la data precisa di edificazione.
Nel medioevo era una cappella con un romitorio
(luogo dove vivevano gli eremiti) e dipendeva dal convento di Sant’Onofrio, che
sorgeva più in alto. Era sotto la tutela degli Antoniani che curavano i malati,
infatti Sant’Egidio divenne famosa per le miracolose guarigioni dei monaci.
All’inizio del 1300 la cappella fu distrutta
insieme al convento di Sant’Onofrio quando quella congregazione fu riconosciuta
eretica dalla Chiesa di Roma.
La cappella fu poi ricostruita, forse dagli
eremiti e dai venditori di bestiame, poiché a Sant’Egidio si svolgeva la fiera
di fine estate.
Nel 1704 grazie a Michele Vago e Antonio Zaccagnino
la cappella fu abbattuta ed al suo posto fu costruita una vera e propria chiesa
con romitorio e pozzo.
Il terremoto del 1805, il cui epicentro fu proprio la montagna di Frosolone, distrusse il romitorio ed il campanile, poi ricostruiti. Da allora il piccolo complesso è caduto più volte in stato di abbandono ma è stato sempre restaurato.
L’ultimo restauro risale a pochi anni fa.
La Chiesa è stata ed è ancora un luogo di
culto molto caro ai frosolonesi, anche perché vi si trova la statua della
Vergine Incoronata che pare sia apparsa per ben due volte, nei secoli scorsi,
presso la Chiesa stessa.
In questa Chiesa si trova esposto un vecchio
manoscritto che elenca una serie di miracoli che il Santo avrebbe compiuto nel
700.
SUL DOCUMENTO SI LEGGE:
"Grazia e miracoli fatti da Sant’Egidio
Abate nel principio del secolo XVIII".
1. "Lucia Fazioli di Frosolone sarchiando
nel mese di aprile dell’anno 1701 un suo campo di grano vicino alla cappella di
S.Egidio, prima di mezzogiorno, piombò dalla nuvolosa regione una grand’acqua,
per cui essa Lucia con sue campagne rifugiate si erano in detta cappella uguale
ivi trattenendosi mangiavano la polenta. Per ischerzo prese un pugno serrato di
polenta e lanciandola negli occhi della statua di esso glorioso santo profonda
disse "E tu S.Egidio non vuoi mangiare?". Subito dopo per quella
indegna temertà, quell’istessa destra mano di Lucia restò convulsa e l’occhio
destro accecato".
2. "Giovanni Fraraccio si portò nel mese
di luglio dell’anno 1702 con altri mietitori a mietere il grano del suo
territorio non molto distante dalla cappella di S.Egidio resosi detto Giovanni
ubriaco, portossi a vestire la statua di esso santo a guisa di mietitore, indi
disse "Mieti pure tu un poco S.Egidio". Subito una tempesta di
grandini ed una successione di fulmini terribili atterrì quelli dei campi
vicini che erano ignari di quel fatto".
3. "il giovane Francesco D’Alena, che fu
poi sacerdote e medico, sorpreso nell’anno 1703 da febbre quotidiana
intermittente, cercò dai suoi genitori una torcia di cera: ottenuta che l’ebbe
andò a piedi a portarla al glorioso S.Egidio. Ivi giunti l’accese davanti la
sacra-statua e pregandolo a tutto cuore ebbe la grazia di restar libero da
febbri".
4. "Notar Michele Vago, ed Antonio
Zaccagnino frosolonesi, osservando nel 1704 essere la statua di S.Egidio
dall’ingiuria dei tempi scolorita e trasformata, risolvettero farla trasportare
in Frosolone per indi farla colorire e decorare : ciò fatto, mentre dal
riverendo clero di Frosolone e dalla maggior parte del popolo,
processionalmente si portava il suo antico oratorio, accadole grandissima
tempesta di acqua, grandini e fulmini. Alcuni che seguivano processionalmente
il Santo atterriti da tal tempesta ritornavano alle proprie case: altri però
costanti a seguire lan statua sino alla sua cappella niente furono bagnati né
offesi: questo miracolo fece stabilire che nel 1° settembre in pubblica fiera
del citato anno si celebrasse la festività di S.Egidio per cui concorsavi
numerosa gente, patria e forestiera fu costituita in ogni 1° settembre la
pubblica fiera anche perché si rendessero le dovute grazie alli miracoli del
Santo che degnassi di fare anche i seguenti".
5. "Caterina Falcioni di Castel del
Giudice, aveva sofferto per 4 anni la paralisi nella mano destra, per cui le
dita di essa mano erano talmente attratte che le unghie eransi inficiate dentro
la palma della mano: al primo di settembre del 1704 portandosi la pazienta
davanti la statua di S.Egidio e con l’olio di esso Santo unta la mano attratta,
fu subitamente sciolta l’attrazione: pel ognol miracolo li stessa Caterina,
lasciò in voto i suoi panni presente l’Illustrissimo vescovo Tortorella ivi
accesso con quantità di popolo".
6. " Domenico di Bernardino di
Cristoforo, gravato di morbi complicati, era ridotto ad essere tabito: con viva
fede si portò a piedi a S.Egidio e unto con l’olio di esso fu dalle tabe
liberato".
7. "Donato D’Alena di Frosolone appreso da
febbre maligna era ridotto presso che morir; fé voto ricorrere alla grazia di
questo santo: ciò adempiuto ricuperò immediatamente la perduta salute".
8. "Bernardino Corrozziatto di
Casalciprani invaso da morbo restrittico, per l’acerbità del dolore invocò
l’aiuto di S.Egidio e subito uscì il calcolato arerracio e restò libero".
9. "Lorenzo Falcioni fabbricatore da
Castello del Giudice, fatto zoppo, camminava con le stampelle si portò alla
grazia di S.Egidio; e ritornò in patria senza le stampelle".
10. "Cosmo Colecchia di Casalceprani
stava offeso nel destro braccio a non poter faticare, devotamente a S.Egidio
portandosi liberassi da quel male".
11. "Vittoria Preziosa di Spineto, offesa
con verricolare postema nel deserto braccio, fu liberata dalla grazia di
S.Egidio".
12. "Orazia Ismanica di Limosani possessa
di infermoli spiriti fu portata alla grazia di S.Egidio e ben tosto fu
liberata."
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