Passa ai contenuti principali

SERENO E'

È incredibile come, ascoltare una vecchia canzone, ti possa aprire, o riaprire, un mondo.

Ricordi che sembravano persi, dimenticati, improvvisamente si ripalesano con tutta la loro forza.

Vividi, chiari, quasi da poterli toccare e riviverli, all’ istante.

Alcuni brani musicali ci riportano alla mente momenti di vita vissuta che hanno rappresentato per noi qualcosa di speciale accompagnandoci nei momenti felici della nostra vita.

“Sereno è”, una bellissima canzone di Drupi, mi riporta agli anni ’70, quando ancora vivevo con mio nonno, quando pranzando, dalla radio sempre accesa, la voce di Lelio Luttazzi annunciava la Hit Parade e, appena dopo, la canzone: “Sereno è”.

La frase di quella canzone che mi frulla ancora nella testa è: “ ... e la volta che hai guidato tu, dentro al fosso a testa in giù . . .”.

Era il 1974.

Di lì a poco mio nonno, per una trasfusione sbagliata all’ospedale di Isernia, dopo un intervento chirurgico, ci lasciò.

Lì terminava una fase della mia vita e ne iniziava un’altra, totalmente diversa. Altro giro altra corsa. Si cambia!

Ne ho attraversato diversi, nella mia vita, di questi momenti di cambiamento.

A volte radicali, drastici ma risolutivi. Non è mai stato facile!

Scelte complicate, difficili, coraggiose, sofferte. Momenti in cui ci si rende conto di essere soli al mondo. Ci si trova in uno sterminato, sconfinato deserto senza qualcuno con cui poter parlare, confidarsi.

Ci si affida solo all’istinto. L’istinto di sopravvivenza.

Ancora adesso mi capita di avvertire momenti di intollerabile solitudine. Sarà la reclusione da Covid, sarà l’età, non lo so ma cerco sempre di colmare questi vuoti, questi momenti, con la tecnologia.

Sì la tecnologia aiuta, se la sai utilizzare.

Un “Come va?” su WhatsApp a mia figlia, che vive a Pisa, e la sua immediata risposta già è sufficiente, aiuta.

Anche un post su Facebook può essere utile quando sai che c’è qualcuno che si accorge di te e lascia un commento o un abbraccio.

Sì, lo ammetto, mi piacciono gli abbracci, baci e abbracci, come a tutti quelli a cui sono mancati.

Per me non sono mai abbastanza.

Ok ho capito, è l’età!

Fortunatamente però riesco velocemente a tornate alla positività, non al Covid, ma verso la vita!

Oggi mia moglie ha fatto le polpette. Le riescono benissimo. Le innaffierò con uno Chardonnay del Veneto.

Visto? Basta poco.

Commenti

Post popolari in questo blog

IL PALAZZO BARONALE DI FROSOLONE: PALAZZO ZAMPINI

D isinteressatamente oggi pubblico un post che riguarda il Palazzo Baronale di Frosolone ubicato all’inizio del centro storico del paese: Palazzo Zampini. Il palazzo è ubicato, più precisamente, nel posto dove durante la dominazione longobarda fu edificato l’antico castello del 1300. Il castello di Frosolone nel 1305 divenne sede di un Tribunale dell'Inquisizione. Nelle sue stanze, infatti, Fra’ Tommaso di Aversa, fanatico inquisitore appartenente all'ordine dei Domenicani, noto anche per aver negato l’autenticità delle stimmate di San Francesco, giudicò colpevoli di eresia un gruppo di 42 monaci minoriti facendoli arrestare unitamente ad una ventina di paesani accusati di averli sfamati e protetti. La vita del castello medievale, inteso come struttura insediativa, che diede ospitalità ai diversi feudatari, si interruppe prima del 1500, per dare posto all’attuale palazzo baronale. L’ingresso principale parte da un portale con arco a tutto sesto in pietra a cui si arriva

OCCHIO, MALOCCHIO, PREZZEMOLO E FINOCCHIO!

  D a diverse letture e ricerche si può dedurre che il frosolonese sia un popolo molto religioso però, stranamente, anche molto superstizioso. Molto spesso, in alcuni atteggiamenti, è difficile distinguere dove finisca la vera fede ed inizi la superstizione. È un continuo intrecciarsi tra fede e superstizione. È noto che la vita dell’uomo, in particolare la vita agricola, dalla nascita fino alla morte, sia stata sempre caratterizzata da riti propiziatori, quasi magici, accompagnata dal potere di invocare le forze del bene e allontanare quelle malefiche. Fino al secolo scorso se un bambino mangiava poco, cresceva male ed era sempre malaticcio, si pensava subito che fosse colpito dal malocchio o, peggio ancora, si pensava fosse preso, durante il sonno, dalle streghe. E allora si ricorreva dal “magaro”   che avviava una serie di riti magici per debellare il malocchio oppure dal parroco del paese il quale confezionava un piccolo sacchetto di forma quadrata contenente una piccola imma

IL CHIUHUAHUA

Stanotte ho sognato il Chiuhuahua. No, non la razza canina, ma una discoteca isernina degli anni ’70 che si trovava nei pressi del vecchio ospedale in Via S. Ippollito. Un incrocio tra discoteca e dark-room.   Un locale buio un po’ umido, dove quelli della mia generazione si ritrovavano il sabato sera a metà anni ’70. Ricordo che le serate iniziavano sempre con un pezzo lunghissimo e bellissimo dei Pink Floyd “Shine On You Crazy Diamond” tanto per creare l’atmosfera. Era una specie di sigla, un rituale che si ripeteva puntualmente tutti i sabati sera, una sorta di aperitivo musicale di preparazione alla grande abbuffata di disco-music che seguiva dopo circa un’oretta. Quello era il mio momento preferito. Il momento del “lento”. Il ballo del guancia a guancia   che si ballava stretti stretti. L’unica cosa che desideravi è che quella musica non finisse mai, che durasse in eterno. Purtroppo come tutte le cose belle terminava e partiva   “Gimme some” di Jimmy Bo H